giovedì 29 giugno 2017

Porta del Molo e Porta Siberia - facciamo confusione ?









Quando lavoravo nel porto, negli anni 70, parlando di Porta Siberia, intendevamo un'area portuale che andava dalla Porta del Molo (attuale Museo Luzzati) al Baluardo (ristorante le Tre Caravelle).

In pratica c'era solo un varco doganale carrabile da via del Molo (ancora esistente ma ora pedonalizzato) in quanto le altre antiche entrate non erano usufruibili.

Oggi, è uso comune (anche sui cartelli del Comune) chiamare Porta Siberia l'antica Porta del Molo, ovvero il punto più "monumentale" del complesso.

Con il passare del tempo i nomi a volte cambiano. Altre volte i nomi rimangono nell'uso comune ma vengono attribuiti a luoghi diversi da quelli originali.  Per quanto riguarda La "nostra" Porta Siberia potrebbero essersi verificate entrambe le "opzioni", anche se noi riteniamo che la derivazione di Porta Siberia da "porta cibaria" sia una mera "leggenda metropolitana" in quanto questa fantomatica "porta cibaria" non è mai stata citata su nessuna mappa e documento ufficiale.

Invece abbiamo mappe che dimostrano quanto abbiamo scritto nella foto di apertura del post.
Pertanto chiamare la Porta del Molo col nome di Porta Siberia è come minimo "storicamente inesatto".

Elio Berneri ha posto per primo il problema su FB nel gruppo omonimo di questo post e ne è nata una lunga ed animata discussione alla fine della quale abbiamo raggiunto le conclusioni riassunte dalla foto di apertura di questo post.

Poco convinti?  Allora passiamo alla sfilata di mappe, cominciando da quando "Porta Siberia" non esisteva ancora.

La prima mappa viene dal Poleggi ed è appena di 9 anni anteriore alla costruzione della monumentale Porta del Molo dell'Alessi.  Siamo nel 1544, data certa in quanto la cartina è stata ricavata dalla "cabella embolorum" di quell'anno.  La mappa ci mostra un abbozzo di Porta del Molo, la Porta della Marinella e la Porta di S.Marco (un portello di servizio per  "lo scalo del grano (3) )





Siamo nel 1600, lo dice il Poleggi, mostrandoci ancora le tre porte: Porta del Molo, Porta della Marinetta (qui chiamata porta della Giaretta), e Porta S.Marco (vicino alla chiesa omonima).  La monumentale Porta del Molo era stata appena costruita nel 1553 su progetto di Galeazzo Alessi.




Porta Siberia compare solo più tardi, nella mappa del 1869 pubblicata su FB da Elio Berneri.




Sempre Elio Berneri ha raccolto e sintetizzato altre mappe dello stesso periodo, nelle quali vediamo che Porta Siberia è stata aperta solo dopo il riempimento della Calata Marinetta (1850 ca) e che la porta della Marinetta coesisteva con la porta Siberia (non cibaria) e con quella del Molo anche dopo il riempimento del Mandraccio (quarta foto del gruppo che segue) .



Facciamo una pausa per mostrare un paio di immagini della Porta del Molo .
Notiamo che la porta non era carrabile e vi si accedeva attraverso alcuni gradini.

Leopoldina Zanetti-Borzino dis-A.Chiappori inc. - 1855ca - da:  I quartieri di Genova Antica ed Tolozzi


Acquarello firmato Smith  fine 1800



Ma torniamo alla Porta Siberia.  Questo "studio" ha comportato anche diverse "ricerche sul campo"
a seguito delle quali la targa "porta Siberia" e stata localizzata in via del Molo nel punto indicato dalla freccia.

foto e commenti di Daniele Purrone


foto e commenti di Elio Berneri

foto e commenti di Elio Berneri

Porta Siberia, sul lato di via del Molo non doveva avere una entrata "monumentale" perchè non ne resta alcuna traccia, salvo la targa sul muro. Invece l'entrata dal "lato mare" è stata conservata ed è stata identificata in questa foto di Google Map pubblicata da Daniele Purrone.




Sempre nel corso della ricerca Elio Berneri ha sintetizzato sulla odierna mappa di google la situazione intorno alla metà del 1850, con il riempimento della calata Marinetta completato ma con il Mandraccio ancora da riempire (all'interno delle linee rosse c'era ancora l'acqua nel 1850)



La stessa zona nel contributo di Daniele Purrone





Questo è quanto abbiamo appurato finora, ma restiamo aperti a nuovi contributi, possilmente sul "gruppo omonimo", in modo da sviluppare ulteriormente questo argomento.

Questo piccolo "studio" condotto a più "mani" e più "teste" non pretende di cambiare l'uso ormai stabilito nei cittadini di chiamare Porta Siberia l'antica Porta del Molo. (non siamo così "autorevoli" come blog nè come gruppo FB da pensarlo)


Però saremmo contenti se almeno i lettori di questo articoletto tornassero a chiamare La Porta del Molo con il suo nome, antico e glorioso.








lunedì 26 giugno 2017

...e la Lanterna sta a guardare...




...e la Lanterna sta a guardare...

Queste poche parole, in un post di Gianfranco Dell'Oro Bussetti, mi hanno provocato l'impellente necessità di iniziare questo post, senza sapere come andrà a finire. Uso il singolare per questo post perché non si tratta della solita ricerca a "due mani e due teste" ma una cosina che faccio "di getto" e... come viene... viene.

La Lanterna, questo antico simbolo di Genova, è nata in un angolo del golfo, per segnalare ai naviganti un approdo sicuro.
Non conosciamo la data esatta della sua prima costruzione né abbiamo l'immagine della sua forma iniziale. Era certamente una torre, abbastanza alta sul mare, sulla cui sommità si accendeva un fuoco, visibile da lontano.
la Lanterna stava lì, a sorvegliare arrivi e partenze, a segnalare pericoli, a vegliare sulla città, adagiata sul versante opposto della baia.

Mappa di Antonio Lafrery-Roma 1537- copia a stampa 1581 Palazzo Rosso ...


Di recente è stato restaurato all'Archivio di Stato questo disegno, che è la più antica immagine della Lanterna finora pervenutaci e che risale al XIV secolo. Questa immagine ci ricorda che in quei tempi la Lanterna c'era già, e proprio nel 1320 era stata disposta la sua illuminazione ad olio anziché a legna.

Lanterna 1320 da Storia di Genova e della Liguria di M.Dolcino ed.ERGA


Fuoco di fascine, lampade ad olio...il tempo passava... e la lanterna stava a guardare...

...nel 1481 La lanterna stava a guardare la partenza, e nel 1482 vide il ritorno vittorioso della flotta che aveva riconquistato Otranto sotto il comando di Paolo Fregoso, su mandato del papa Sisto IV.

1597 C. de Grassi ridipinge il Ritorno da Otranto della flotta di Paolo Fregoso partita nel 1481


e, ...mentre la Lanterna stava a guardare...

...vennero i Francesi e, nel 1507, costruirono la "Briglia",una truce fortezza accanto alla Lanterna per controllare l'accesso al porto e alla città ...
Alla Lanterna la cosa non piaceva, ma portava pazienza... e stava a guardare...

Domenico Pezzi 1513 particolare con briglia
Giorgio Vigne inizio sec. XVII Museo Navale Pegli Part. de La Briglia francese



Poi Andrea Doria cambiò "padrone" e cacciò i francesi nel 1513 distruggendo la Briglia a cannonate. Di cannonate ne prese tante anche la Lanterna, che era lì vicino e ...stava a guardare...

Ci volle qualche anno e tanti soldini del Banco di San Giorgio, ma finalmente, nel 1543 la Lanterna venne ricostruita. Il faro assunse così l'aspetto attuale, legato stilisticamente al mondo rinascimentale.

cartolina propagandistica della Società Alleanza Assicurazioni



E vennero i Savoia, spianarono il monastero di S.Benigno e ci costruirono le loro Caserme, bruttine e minacciose e la Lanterna... stava a guardare...

1812ca Garibbo dis, Pittaluga inc. parte di una acquaforte e acquatinta acquerellata - Monastero di S.Benigno 


Lanterna e Caserme di S.Benigno



Con il tempo il porto cresceva, circondando la Lanterna, con piazzali e moli...e la Lanterna stava a guardare...




Poi venne la guerra, con distruzioni e vittime, ma la Lanterna non subì danni e si limitò... a stare a guardare.

calata Bettolo 1943


Arrivarono i containers portando cambiamenti epocali nell'attività del porto... e la Lanterna stava a guardare.




Dinamite e ruspe hanno demolito la collina di San Benigno ed al suo posto sorgono come funghi i grattacieli...e la Lanterna sta ancora a guardare...

foto di Bruno Tore

Quante cose ha visto la Lanterna nella sua lunga vita... quante cose potrebbe raccontare... ma lei preferisce osservare in silenzio, dall'alto, questi piccoli esseri bipedi che si affannano a costruire ed a distruggere.  Forse, nel suo cuore di pietra, ride dei nostri entusiasmi e delle nostre paure.
Il nostro piccolo frenetico mondo continua a cambiare... e la Lanterna sta a guardare...



venerdì 9 giugno 2017

Mostra sulle fortificazioni campali a Genova nel corso della guerra di successione austriaca del 1740




Abbiamo visitato la mostra alla villa Imperiale sulle fortificazioni campali e le "vicende genovesi" relative alla guerra di successione austriaca del 1740 tenutasi presso la Biblioteca Lercari.
La mostra si basa sulla documentazione tratta dal libro "Guida alle fortificazioni campali settecentesche di Genova" di F.Majocco e A.Mazza"

Qui di seguito riportiamo le nostre impressioni commentando i "quadri" e le tabelle esposte.
Ma inizieremo con una nostra breve introduzione politico-economica. 

La Repubblica Aristocratica genovese era da sempre caratterizzata da una struttura statale molto "leggera" che prevedeva "tassazioni basse e spese basse"  nella logica di avvantaggiare il "privato" rispetto allo stato, che non doveva risultare né "invadente" né "oppressivo".
Il risultato (voluto) era di avere cittadini molto ricchi in uno stato povero di mezzi e quindi impossibilitato ad "imbarcarsi" in grandi opere ed imprese senza il fattivo concorso (in uomini e mezzi) dei privati cittadini. Cittadini che già ne finanziavano la quotidiana attività statale con i "prestiti" del Banco San Giorgio.

Le vicende che avevano portato alla perdita della Corsica avevano dato il colpo di grazia alle finanze pubbliche  e la Repubblica, agli inizi del 1700, si trovava a corto di soldi, di flotta e di esercito, in balia dei suoi potenti vicini.
In più la città era una preda ambita, in quanto il suo porto era la chiave  strategica di accesso al nord Italia.     L'unico modo di tirarsi fuori dai guai, per la Repubblica. era quello di assicurarsi le alleanze giuste... quelle vincenti. 
Ma non sempre ciò era possibile...

Qui finisce il "prologo" e  diamo spazio ai quadri della mostra:






Come detto nella prefazione, essendo l'esercito "professionale" ridotto al minimo, in caso di bisogno scattava l'arruolamento della "milizia cittadina" ed ogni corporazione era tenuta a fornire un suo contingente armato ed equipaggiato a proprie spese





























buon peso, qui abbiamo un bel riflesso del soffitto affrescato da L.Cambiaso con il "Ratto delle Sabine"















carta Germanica, nella foto maldestralmente ho tagliato le note, spiacente

Ci scusiamo per la cattiva qualità delle foto ma il materiale era protetto da vetro e plastica che riflettevano le (scarse) luci della sala. Abbiamo anche omesso alcuni particolari in quanto illeggibili.
Comunque speriamo di avervi invogliati alla lettura del libro già citato dove questi argomenti sono esposti con dovizia di particolari e le foto sono senz'altro più godibili di quelle che abbiamo testé pubblicato.

Inoltre cogliamo l'occasione per segnalarvi le seguenti pubblicazioni che trattano delle Mura di Genova: