venerdì 12 giugno 2015

Un secolo di Capuccini





Una mostra con due volti : opere d'arte ed opere di bene. Prende spunto da una "riforma"
nell'Ordine dei Capuccini avvenuta circa un secolo fa per raccontare le vite e le opere di 18 frati vissuti nel corso del 1900.  Con l'occasione si possono ammirare numerose opere d'arte ed oggetti di vita comune custodite nella mostra.
Qui mostreremo solo qualche opera d'arte fra le tante esposte.

Daniele nella fossa dei leoni di Lorenzo da Cortona 1596-1669 chiesa Cap. Quarto

Incredulità di S.Tommaso di G.Battista Merano metà XVII sec

Madonna Bambino S.Francesco S.Carlo Borromeo di Domenico Fiasella 2a metà XVII sec dal Convento di S.Francesco a Voltri

Madonna con Evangelisti Maddalena Simboli Passione di Anton Maria Piola 2a metà XVII sec


S.Irene cura le ferite di S.Sebastiano di Luigi Miradori -Genovesino- metà XVII sec

Statua bifronte S.Antonio-Madonna e Bambino seconda metà XVII sec di autore ignoto

forziere a cassa dal Pammatone


cassa per biancheria ex Pammatone

Albero Serafico dell'Ordine Francescano Litografia del 1881 da originale in rame del sec.XVII

Polittico di S.Barnaba di Giovanni di Pietro da Pisa 1420 ca

Crocifisso ligneo di Anton Maria Maragliano


martedì 9 giugno 2015

Palazzo Balbi (Università degli Studi)






Il palazzo nacque come Collegio dei Gesuiti per iniziativa e con il contributo finanziario di Paolo Balbi, membro dell'Ordine dei Gesuiti.

Fu costruito tra il 1634 ed il 1636, come collegio dei Gesuiti, su progetto di Bartolomeo Bianco; è sede dell'Università degli Studi Genova dal 1775.

Sebbene il Collegio non compaia nella lista  dei Rolli, perchè appartente ai Gesuiti e non ad una famiglia nobiliare,  esso possiede la magnificenza ed il valore artistico  dei migliori palazzi del suo tempo.

All'ingresso, in tenuta "Rolli Days",  fa gli onori di casa il Dott. Giacomo Montanari consigliere e "mente culturale" della Associazione Culturale Giano.





Il busto di Paolo Balbi si trova sopra  l'ingresso



 Da un ampio atrio si giunge alla grande corte attraverso una prima rampa di scale; il loggiato della corte, composto da colonne binate, è sfondato sul lato a monte da un scala che si sviluppa su più piani. Ciò con una complessità di incastri che non ha pari negli altri palazzi genovesi
Cortile di ingresso.


Vista verso monte








 Aula di giurisprudenza










L'altare della Cappella dei Gesuiti



Una formella in bronzo della Via Crucis dalla non più esistente chiesa di S.Francesco di Castelletto.



Il salone di rappresentanza - aula magna.  Il soffitto è stato rifatto più volte, l'ultima dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale.













Chiesa di San Donato




L'attuale edificio, costruito all'inizio del XII secolo su di una precedente chiesa del VII secolo, ed ampliato nella seconda metà dello stesso secolo, rappresenta l'esempio più significativo del romanico genovese.

La struttura esterna della chiesa non subì significative modifiche nel corso dei secoli, anche se alcuni interventi di riparazione dopo i danni causati dal bombardamento navale francese del 1684 finirono per alterare parzialmente la costruzione originaria, in particolare la zona absidale.

Verso la fine del XIX secolo l'edificio fu sottoposto a sistematici restauri da Alfredo D'Andrade, condotti in due fasi tra il 1888 e il 1895. L'architetto D'Andrade, secondo il gusto dell'epoca, non si limitò ad un restauro conservativo, ma eliminò le modifiche eseguite nel corso dei secoli riadattando la chiesa a quello che si "riteneva" fosse stato lo stile "romanico originale" aggiungendo inoltre un terzo ordine di" bifore" alla torre nolare.








La copertura della navata centrale è stata rifatta con capriate lignee a vista, dopo che quella settecentesca, in muratura, era stata distrutta durante la seconda guerra mondiale dai bombardamenti del 22 ottobre e 6 novembre 1942 e del 4 settembre 1944, che causarono danni anche alla zona absidale, provocati dal crollo di edifici vicini, tra i quali l'oratorio della Morte e Misericordia, andato completamente distrutto.(nelle  immagini la chiesa ed i dintorni prima e dopo i bombardamenti).

Da:  "I quartieri di Genova Antica" ed. Tolozzi


Dalla:  Rivista del Comune di Genova genn. 1943


I lavori di restauro eseguiti dal 1946 al 1951, oltre alla riparazione dei danni dovuti ai bombardamenti,  hanno anche ripristinato l'originario stile romanico, eliminando le sovrastrutture accumulate nel corso degli anni. In particolare, le absidi laterali andate distrutte, che risalivano alla ristrutturazione settecentesca, vennero ricostruite in conci di pietra sulle fondazioni originarie del XII secolo riportate alla luce durante i lavori.
 La chiesa di San Donato, all'interno è divisa in tre navate in cui la tipologia delle colonne indica le varie fasi costruttive: romane di reimpiego quelle della prima edificazione; collocate durante l'ampliamento del tardo 1100 quelle a rocchi, sormontate da capitelli (quelle con le bande bianche e nere).
La moderna copertura a capriate della navata centrale ha sostituito quella distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
 Le sole decorazioni interne restano gli stucchi ottocenteschi dei capitelli corinzi, che si contrappongono a quelli cubici, tipicamente medioevali, nella zona del transetto.

Interno della chiesa visto dall'ingresso

La copertura lignea del tetto

Le due tipologie di colonne e capitelli ed il "falso matroneo"
Particolare di una delle colonne medioevali



Dietro l'altar maggiore troviamo l'abside con il coro

Nel transetto di sinistra l'immagine di Gesù Nazzareno è oggetto di gran devozione popolare.



Nel transetto di destra si trova una tela raffigurante la Madonna Delle Grazie di Nicolò da Voltri (fine XIV sec.)



Nella navata di destra troviamo la staua del XVI sec della Madonna col Bambino (dello Scorticone?) proveniente dalla scomparsa chiesa di Santa Croce.  E' venerata come  "Nostra Signora della Terza Età".





Dalla navata di sinistra si accede alla cappella laterale, un tempo oratorio dei falegnami, costruito nel 600 e dedicato a San Giuseppe, incorporato nella chiesa nell'Ottocento tramite l'apertura di una porta.
L'altare seicentesco ospita la pala di Domenico Piola, rappresentante la Sacra Famiglia, fatta realizzare dalla Confraternita dei falegnami.  (raffigurazione del bambino in braccio a S.Giuseppe, originale, se non unica, del suo genere)






Dal 1996 l'ex oratorio ospita l'opera più rilevante tra quelle conservate nella chiesa, il trittico a sportelli del fiammingo Joos van Cleve (1515) raffigurante l'adorazione dei Magi (al centro), il committente Stefano Raggi col suo santo protettore (sportello di sinistra), la Maddalena (sportello di destra) e la Crocifissione (nella cimasa in alto).



Di particolare pregio anche la Madonna del Latte di Barnaba da Modena, anche questa del XIV secolo.







Sulla parete esterna orientale, quella che dà sullo stradone di S. Agostino, si trova un’edicola, opera settecentesca di Tommaso Orsolino, con angioletti incornicianti la Colomba dello Spirito Santo, la quale sovrasta la nicchia al cui interno è posta la statua della Vergine col Bimbo (opera di Gio Domenico Casella detto Scorticone (1595-1648).















lunedì 8 giugno 2015

Tra i tesori di San Donato





Della chiesa parleremo in un post separato per non mettere troppa "carne al fuoco".

Qui ci limiteremo alla visita della sala degli arredi e dell'archivio storico della Chiesa di San Donato dove sono conservati antichi paramenti ed oggetti sacri, reliquiari e documenti relativi a molti secoli della vita parrocchiale .

Paramenti del 1400 - 1600 in seta e broccati ricamati in oro e argento.





Antico  ricamo su seta



Oggetti sacri in oro e argento









Dall'archivio, l'atto di battesimo di Goffredo Mameli




Con l'occasione abbiamo potuto visitare la torre campanaria (torre nolare) cui si accede per mezzo di una ripida scaletta metallica.



Dal primo piano a quello superiore



Locale campane





La volta a mattoni e la campana quattrocentesca.